La caduta delle consonanti intervocaliche, avvenuta tra il X e l’XI
secolo nella regione dove sarebbe poi nato il Portogallo, è il fenomeno
linguistico che ha cominciato a separare il portoghese dallo spagnolo.
Un passaggio importante per Heliseu da Motta e Silva, professore
brasiliano di filologia romanza: la nascita della sua lingua, il
fondamento del suo lavoro e, curiosamente, anche il motivo per cui ha
conosciuto sua moglie. Ormai in pensione, Heliseu si sveglia il giorno
in cui l’università si appresta a omaggiarlo e inizia a preparare
mentalmente il discorso di ringraziamento. Alla sua età, s’impone un
bilancio. Ed ecco allora venirgli in mente la possibilità di
ripercorrere la propria carriera attraverso gli avvenimenti, anche
quelli più intimi, di un’esistenza apparentemente perfetta: l’inizio
negli anni Sessanta, quando il paese (come il resto del mondo) era tutto
un fermento libertario; il matrimonio con Mônica, il figlio maschio, lo
stipendio fisso, il bell’appartamento, gli inizi della dittatura,
l’infatuazione per una giovane dottoranda francese, la pubblicazione
importante e, infine, il buen ritiro tranquillo e soddisfatto di chi ha
avuto una vita piena. Ma è andata veramente così? Nell’organizzazione
del ricordo, dei ricordi, nella scelta delle cose da dire e da tacere,
si insinuano continuamente dubbi, altre possibilità di racconto,
deviazioni nella narrazione. Di perfetto, nella vita di Heliseu, c’è ben
poco. Il disprezzo dei colleghi, l’estraneità del figlio, la tragica
morte della moglie: tra fallimenti, mistificazioni, sensi di colpa, è
andato tutto storto, ed è il momento di riconoscerlo. In questo romanzo
toccante, di grande bellezza e di sottile poesia, Cristovão Tezza ci
racconta con grande maestria una storia universale: la storia della
nostra umana incapacità alla vita. «Un libro da maestro». «Veja» «Una
delle voci più importanti, rispettate e creative della letteratura
brasiliana attuale». «Diário da Região» «Le sue sconfitte, le vittorie e
i conflitti sono gli stessi di tutti noi». «Estado de Minas» «Nel più
proustiano dei suoi romanzi, Tezza ci presenta un uomo in lotta con le
colpe e i rimpianti di una vita intera». «Bem Paraná» «Una scrittura
dalle innumerevoli voci, quasi rielaborasse Machado de Assis con una
maschera folle, ma senza mai perdere la rotta della chiarezza».