Un tassista russo vaga per le strade buie della Parigi degli anni
Trenta. È una Parigi misera e splendida, popolata da un sottobosco di
personaggi ai margini: nobili decaduti, filosofi alcolizzati, emigrati
afflitti da manie di persecuzione, prostitute che imparano la
professione da frequentatrici del demi-monde finite in disgrazia. Sono
animali notturni, le mille sfaccettature della disperazione umana.
Incontri fugaci regolati dal caso, compagni di viaggio con cui
condividere un pezzo di strada nell’inevitabile cammino verso la morte.
Il tassista osserva, ascolta e si lascia trascinare nelle loro tragiche,
insulse esistenze per sfuggire alla solitudine che lo attanaglia e
all’amara consapevolezza della vacuità della propria vita, una vita
priva di legami e di futuro, una vita da esule, da eterno viaggiatore in
terra straniera. Sullo sfondo di questo pellegrinaggio senza meta
aleggia lo spettro della grande Russia, patria perduta e rimpianta,
della quale in queste pagine si respira tutto il fascino malinconico. Un
romanzo cupo e toccante che ha molto di autobiografico: Gajto Gazdanov
trascorse gran parte della vita in Francia, dove si guadagnava da vivere
svolgendo i lavori più umili, fra cui quello di tassista notturno.
Considerato una delle voci più interessanti dell’emigrazione russa,
definito un Nabokov senza Lolita e paragonato a un Proust che si fa
tassista, oggi è un vero e proprio classico moderno.
" Ricordo in eterno il viso di una donna
che ho incrociato una volta soltanto, tengo a mente per anni emozioni e
pensieri di una singola giornata. L’unica cosa che dimentico con
facilità sono le formule matematiche, le trame e i contenuti dei libri e
manuali letti nel tempo. Le persone, invece, le ricordo tutte quante,
anche se la stragrande maggioranza di loro non ha avuto alcun ruolo
nella mia
esistenza “
Incontri e scontri nelle parigine notti degli anni 30... il russo narratore... stupendo!!
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